Stati Uniti e Europa in un mondo che cambia di Antonio Lettieri

 

Le relazioni internazionali saranno la caratteristica principale della nuova presidenza americana nei confronti dell’incerto futuro dell’Europa, che dovrà affrontare il mutamento di rapporti che Trump mostra di voler instaurare

L’esito delle elezioni americane con la vittoria di Donald Trump indica un cambiamento della politica degli Usa sia a livello nazionale che internazionale. Trump era considerato un candidato alternativo alla corrente politica americana. Non ci sono dubbi sulla peculiarità della sua personalità. I vecchi presidenti (e Trump era già stato presidente), una volta lasciata la Casa Bianca, non si presentano per una nuova elezione. Dopo la vittoria, Trump ha enfatizzato alcuni aspetti rilevanti del suo programma. Da un lato, una politica diretta contro gli immigrati, sia quelli in arrivo che quelli già negli Stati Uniti ma non in possesso della cittadinanza americana. Un programma di esclusione in un paese storicamente composto da migranti. E, come dimostra la California, da una maggioranza di cittadini stranieri prevalentemente messicani e asiatici. Quanto alla politica interna ha ridotto le imposte in particolare per le famiglie più ricche. In sostanza, una politica di destra come ci si poteva attendere. Gli aspetti più importanti riguardano la politica internazionale e, in particolare, i rapporti con la Palestina e, più in generale, i rapporti economici con la Cina. La sua politica presenta aspetti diversi rispetto, come vedremo, al conflitto con la Russia che implica il cambiamento dei rapporti americani con l’Europa. Ci occuperemo di questi tre aspetti.

 Israele e Palestina
La politica di Trump ha un particolare, e per molti versi inatteso, rilievo internazionale soprattutto rispetto alla politica israeliana.  Dopo 15 mesi di aggressione dell’esercito israeliano contro un paese disarmato di oltre due milioni di cittadini, centinaia di migliaia di palestinesi hanno perduto la casa dove abitavano e, molto spesso, la famiglia, in particolare bambini e anziani. In sostanza, una guerra di una potenza militare senza reali avversari. Una guerra senza precedenti mirata a occupare un territorio da alcuni decenni appartenente ai palestinesi. In questo quadro i palestinesi hanno dovuto abbandonare la le loro case per rifugiarsi sotto le tende nei campi del sud di Gaza, ai confini con l’Egitto.

Gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Biden, pur raccomandando la fine delle ostilità, avevano sostenuto l’aggressione israeliana. Trump ha fatto di più. Ha proposto che i palestinesi abbandonino la loro terra e si trasferiscano definitivamente in Egitto e Giordania. Ma i due Stati si sono rifiutati di essere complici della dispersione e dell’abbandono delle loro case della popolazione della Striscia di Gaza. Questo è il quadro in cui il nuovo governo degli Stati Uniti dichiara il suo sostegno a Israele, il paese più armato del Medio Oriente, contro una popolazione disarmata.

Cina
La politica di Trump è diversa per quanto riguarda la Cina, che è considerata il principale avversario degli Stati Uniti. Il primo tentativo è quello di ridurre le importazioni aumentando le tasse. Ma la Cina potrebbe fare lo stesso per quanto riguarda l’importante export americano nei settori cinesi più avanzati.
In ogni caso, la Cina è un paese con una vasta economia e con alleanze importanti a livello internazionale che includono Russia, India, Brasile e Sud Africa oltre a molti paesi di diversi continenti che si sono dichiarati a favore della coalizione. Sotto la presidenza di XI- Jinping la Cina ha anche stabilito un’importante alleanza con l’Arabia saudita e l’Iran – due paesi in contrasto fino a poco tempo fa. In sostanza, un quadro nel quale gli Stati Uniti possono considerare la Cina il principale avversario sotto il profilo economico e dei rapporti internazionali, ma che non possono aggredire.

Europa e Russia
Nella nuova politica americana di Trump, una guerra europea contro la Russia ha perduto importanza. E la NATO, istituita a metà del secolo scorso dai paesi occidentali contro l’Unione Sovietica, ha perduto la sua rilevanza. Un quadro che rovescia la posizione della Commissione europea guidata da Von der Leyen che ha nello scontro con la Russia il principale obiettivo. Uno scontro che, dopo tre anni, si dimostra perdente, essendo fondato sul rifiuto di riconoscere le differenze interne all’Ucraina. Differenze non isolate in Europa. E’ sufficiente ricordare le differenze interne alla Spagna e al Belgio, dove sono riconosciute lingue diverse e specificità storiche degli abitanti. Ma per la Commissione europea la guerra contro la Russia è l’impegno più importante. In effetti, un impegno senza prospettiva.

Francia e Germania
I governi di Francia e Germania, i due principali paesi europei, sono in crisi.
In Francia, Emmanuel Macron non è in grado di formare un governo. Il nuovo governo ad interim non ha la maggioranza per approvare il bilancio 2024. In altre circostanze, il presidente che ha nominato il governo si sarebbe dimesso. Si può ricordare il governo di Charles de Gaulle, alla fine degli anni Sessanta, aveva indetto un referendum sulla sua politica. L’esito fu negativo e de Gaulle, sebbene due volte alla testa del governo, abbandonò la presidenza della Repubblica. Macron, sebbene sconfitto, ha affermato che manterrà la presidenza fino all’autunno del 2027.

Intanto la crisi francese permane. La crescita economica è stata inferiore all’1 per cento. E per quanto riguarda la politica internazionale, i parti di opposizione che controllano la maggioranza del Parlamento sono, in modo diversi, contro la guerra alla Russia. In altre parole, la Francia ha un governo senza maggioranza e con una politica estera in contrasto con la maggioranza della popolazione francese. In Germania il governo minoritario guidato dal cancelliere socialdemocratico Scholz ha dato le dimissioni e il 23 febbraio si terranno le elezioni.

È utile ricordare che il governo di Angela Merkel è durato 16 anni e, forse, sarebbe stata rieletta se non si fosse ritirata. Aveva stretto un’alleanza con Vladimir Putin col quale, tra le altre cose, aveva confermato l’apertura del secondo gasdotto che, passando sotto il Mar Baltico dalla Russia alla Germania, avrebbe dovuto fornire gas naturale all’Europa occidentale. Nel nuovo quadro non è chiaro quale sarà la politica tedesca dopo le elezioni. Secondo le previsioni, il partito di estrema destra Alternativa per la Germania, AfD, potrebbe ottenere circa il 20 % dei voti. L’Unione Cristiano Democratica, CDU, guidata da Fredrich Merz, potrebbe ottenere, secondo le previsioni, circa il 30 % dei voti. Il Partito Socialdemocratico, sotto la guida di Scholz, sarebbe il terzo partito con più o meno il 15 % dei voti.

Ma non sarebbe l’unica novità delle elezioni. La novità è che l’”Alleanza” guidata da Sahra Wagenknecht ha ottenuto importanti risultati elettorali negli stati di Turingia e Sassonia e nelle elezioni che comprendevano Berlino. Ha fondato il nuovo partito dopo aver abbandonato Die Linke, il Partito di sinistra di cui era tra i leader. E il nuovo partito è favorevole a un accordo con la Russia. 

Italia

In questo scenario, Giorgia Meloni è stata l’unica capo di governo europea a partecipare alla cerimonia di insediamento della presidenza di Trump, che aveva già incontrato nella sua residenza privata di Mar-a-Lago all’inizio di gennaio. In quell’occasione, l’incontro si era concentrato sulla giornalista italiana detenuta a Teheran e sulla posizione italiana nei confronti dell’Ucraina. Un’occasione a cui seguì un incontro con Elon Musk, uno dei principali sostenitori di Trump, interessato all’assetto europeo e ai rapporti con la Russia. In questo contesto, l’Italia potrebbe essere il paese che, con l’attuale governo, conferma i suoi rapporti con gli Stati Uniti, in una posizione che la distingue rispetto alla Commissione europea. In sostanza, il futuro dell’Europa presenta un quadro incerto nei suoi maggiori paesi. Per gli Stati Uniti la politica ha il suo centro negli oceani Pacifico e Indiano oltre ai rapporti con Israele. Nel nuovo contesto la posizione europea gioca un ruolo secondario. L’Europa deve decidere il suo futuro avendo presente il quadro internazionale. Ignorarlo, o fingere di ignorarlo, comporta la sua emarginazione nella mutata politica internazionale.

(Tratto da: eguaglianzaeliberta.it, 18 febbraio 2025)

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