Siria di Roberto Fieschi

 

La situazione nel Medio Oriente, come sappiamo, è complessa e drammatica: massacri di palestinesi a Gaza, occupazione israeliana della Cisgiordania, guerra in Libano, contrasto Israele-Iran, attacchi con droni dagli Houti a Israele, oppressione dei turchi di Erdogan contro le popolazioni curde, guerriglia in Siria. Ad arricchire, o forse a semplificare, questo panorama, nelle ultime settimane, la caduta del regime siriano di Bashar el-Asssad e la conquista quasi indolore del potere da parte dei ribelli guidati dal gruppo islamista Hayat tahrir al Sham (Hts).

L’estensione della Siria è quasi due terzi di quella dell’Italia e la popolazione quasi un terzo; ;gli arabi sono circa il 75, i curdi il 10%, le altre etnie il 15%. I musulmani sono circa l’87%, i cristiani erano  il 10%, ma sono  diminuiti a causa dell’esodo durante la guerra.

La capitale Damasco e Aleppo, seconda città del paese, sono tra le più antiche al mondo.

La storia dell’area mediorientale che include la Siria odierna offre testimonianze della sua importanza come crocevia di civiltà e culture. Lì si svilupparono prime civiltà umane; già durante il III millennio a.C. fu un importante centro commerciale e culturale. Gli Assiri e i Babilonesi la dominarono nel primo millennio a.C., seguiti dai Persiani.

Dal 64 a.C. passò sotto il controllo romano, poi bizantino, quindi degli Arabi musulmani; Damasco divenne la capitale del califfato Omayyade (661-750), segnando un’epoca d’oro di sviluppo architettonico, culturale e scientifico. Nel 1516 fu conquistata dall’Impero Ottomano; dopo la sua sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, nel 1920, fu posta sotto mandato francese.

Ottenuta l’indipendenza nel 1946, divenne la Repubblica Araba di Siria.

A seguito del disfacimento della Repubblica Araba Unita (1961), una serie di colpi di stato militari portò al governo il partito Ba’th, di ispirazione laica e legato al socialismo e al nazionalismo arabo;. Hafiz al-Assad divenne ministro della Difesa e, nel1970, presidente della repubblica. La Siria visse un periodo di stabilità con un sistema di governo monopartitico repressivo e furono avviate importanti riforme. Nel 2000 Ḥāfiẓ al-Assad morì e gli succedette il figlio Baššār al-Assad.

I governi degli Assad hanno  ricevuto sostegno finanziario e militare principalmente da parte di Russia e Iran..Le forze ribelli sono state sostenute da Stati Uniti, Gran BretagnaFrancia e dagli Stati sunniti QatarArabia Saudita e Turchia.

Per più di mezzo secolo, la dinastia Assad sembrava essere salda al potere.

Nel 2011 è iniziata la guerra civile.

Dopo anni di parziale tregua, con una serie di rapide offensive, nel novembre 2024, le forze dell’opposizione raggruppate nel gruppo Tahrir al-Sham (HTS) e nell’Esercito Nazionale Siriano (NSA) , hanno lanciato  l’offensiva;  Aleppo cade in un solo giorno una offensiva contro la città di Aleppo; il 5 dicembre è conquistata anche Hama, la quarta città più grande della Siria; due giorni dopo  Homs, la terza città più grande.  L’8 dicembre le forze ribelli prendono la capitale Damasco.

Con sorpresa del mondo, in meno di due settimane, l’esercito ha ceduto in tutto il paese quasi senza combattere.

Mentre HTS prendeva il controllo di Damasco, la Russia ha annunciato che Assad si era rifugiato a Mosca. Il suo ex primo ministro è stato scortato al Four Seasons nella capitale siriana per cedere formalmente il potere.

La sequenza di eventi che ha permesso a HTS di far cadere il regime siriano ha avuto molte cause, tra cui la decapitazione da parte di Israele dell’alleato siriano Hezbollah, l’erosione dell’influenza iraniana, il crollo del sostegno internazionale, l’esercito sottopagato e demoralizzato. Il 6 dicembre, la Russia ha richiamato le sue truppe e i suoi diplomatici e l’Iran ha ritirato le sue milizie, riconoscendo che combattere per Assad sarebbe stato inutile.

Il perno delle forze ribelli che hanno posto fine al governo di Assad è Hayat Tahrir al-Sham, o HTS, il gruppo musulmano sunnita, in precedenza affiliato ad al Qaeda e, secondo le Nazioni Unite, organizzazione terroristica. HTS è connesso al Fronte al-Nusra, originariamente espressione dello Stato islamico in Ira. Il gruppo ha rotto i legami con al Qaeda e lo jihadismo nel 2016.

Dopo oltre 13 anni di conflitto, 570.000 i morti (poco meno di un terzo civili e i restanti due terzi combattenti, equamente divisi tra filo-governativi e anti-governativi), 2.800.000 i feriti. Nel febbraio 2017, Amnesty International ha pubblicato un rapporto che accusa il governo siriano di avere ucciso circa 13.000 persone, per lo più civili, nella prigione militare di Saydnaya..

I rifugiati siriani nel 2015 erano circa 3,8 milioni, e quasi 11 milioni, più della metà della popolazione, aveva dovuto abbandonare la propria abitazione. Nel 2016 più di sei milioni hanno cercato asilo all’estero, in prevalenza in LibanoGiordaniaTurchia (3 milioni) e Iraq. Nel 2021 la Germania ospitava più di mezzo milione di rifugiati siriani.

L’80% dei rifugiati ha età inferiore ai 35 anni e con un livello di istruzione almeno secondario superiore.

L’ONU ha stimato che la guerra abbia causato danni economici di circa 360 miliardi di euro.

Ora che Assad se n’è andato, lasciando dietro di sè un paese in frantumi, i siriani festeggiano nelle strade di Damasco; HTS e gli altri gruppi di opposizione stanno tentando di organizzare una transizione politica.

HTS non offre garanzie per la costruzione di un governo nazionale che tenga conto delle diversità religiose, etniche e politiche della Siria. Il gruppo comanda solo 30.000 uomini, insufficienti per governare la Siria e per controllare i numerosi gruppi armati ora attivi nel paese.

HTS non è la sola opposizione armata siriana; le fazioni che si sono mobilitate nel centro e nel sud del paese nelle ultime settimane non rispondono a Jolani.

Ma il pericolo più immediato per la Siria non è l’estremismo islamista, bensì il caos che la vittoria dell’opposizione potrebbe scatenare. C’è un rischio reale che la situazione nella Siria post-Assad vada fuori controllo e che il paese si trasformi non solo in un conflitto aperto tra gruppi armati, ma anche in una miriade di atti di regolamento di conti.

La Turchia, un paese che si rifiuta di concedere alla propria popolazione curda i diritti fondamentali, difficilmente cercherà condizioni generose per i curdi della Siria. Un problema curdo irrisolto creerebbe una continua instabilità nella Siria settentrionale. C’è anche il rischio di una rinascita dell’ISIS.

È improbabile che tutte queste circostanze siano favorevoli a una transizione politica di successo.

Lo sviluppo politico della Siria nel breve termine dipenderà non solo dalle intenzioni e dalle capacità del nuovo governo, ma anche dalle azioni delle potenze esterne per aiutare a stabilizzare e ricostruire il paese. La Siria avrà bisogno di investimenti esteri in infrastrutture, aiuti umanitari, sollievo dalle sanzioni, supporto per i rimpatri dei rifugiati e assistenza per il disarmo delle milizie.

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