“È nostro dovere morale difendere il patrimonio della nostra civiltà occidentale. L’Occidente è in pericolo… Non dobbiamo permettere al socialismo di avanzare. Dobbiamo unirci e stabilire canali di cooperazione in tutto il mondo. Potremmo pensare a noi stessi come a un’Internazionale di destra, una rete di auto-aiuto composta da tutti coloro che desiderano diffondere le idee di libertà nel mondo”. Questo appello alla fondazione di un’Internazionale di estrema destra deve essere preso molto sul serio.
In primo luogo, perché la persona che ha pronunciato queste parole non è una persona qualsiasi: è il presidente dell’Argentina e il beniamino dei fascisti e degli altri estremisti di destra di tutto il mondo, Javier Milei. In secondo luogo, perché tra coloro che le hanno applaudite c’erano l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il leader di Vox e dei franchisti spagnoli Santiago Abascal, lo stratega neofascista internazionale Steve Bannon e soprattutto la co-presidente del Comitato nazionale repubblicano e nuora di Donald Trump, Lara Trump. E anche perché questo appello è stato lanciato durante la recente riunione a Buenos Aires della Conservative Political Action Conference (CPAC), la potentissima e fondamentale organizzazione dei reazionari americani, che sta diventando sempre più internazionale e radicale nell’estrema destra.
E infine, perché eminenti esponenti dell’estrema destra mondiale, come la prima ministra italiana metafascista Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Victor Orban, si sono già espressi a favore della creazione di una simile Internazionale.
Ma non è tutto. Ciò che rende questo appello ancora più credibile, e quindi ancora più allarmante, è che il grande capitale internazionale sta ora mostrando un interesse crescente, se non addirittura un sostegno, a Milei e alle sue idee, che fino a poco tempo fa erano considerate inverosimili ed estremiste. Si pensi, ad esempio, al britannico The Economist, fiore all’occhiello della stampa finanziaria internazionale di destra, che pochi giorni fa non ha esitato a lodare Milei e le sue “imprese” economiche.
Tanto che lo stesso Economist è arrivato a consigliare a Trump di dimenticare il suo protezionismo, seguire l’esempio di Milei e applicare durante la sua nuova presidenza le terapie d’urto del presidente argentino, molto libertario. E a dire il vero, l’elogio dell’Economist sembra avere successo, perché con la vittoria di Trump, il parassita che Milei era fino a poco tempo fa gode ora del favore della stampa di destra nei paesi europei…
Tuttavia, è presumibile che questa improvvisa svolta dei principali media europei a favore delle politiche di Milei non sia dovuta solo ad affinità ideologiche. È chiaro che è anche dovuto al fatto che, da buon libertario, Milei sostiene la totale libertà di commercio, cioè una politica diametralmente opposta al protezionismo aggressivo predicato da Trump. Questo protezionismo ovviamente spaventa la borghesia europea, soprattutto perché Trump sta moltiplicando le sue minacce di imporre dazi esorbitanti sui loro prodotti.
Inoltre, sono proprio le politiche protezionistiche di Trump che dovrebbero dividere l’estrema destra internazionale, impedendole di unire tutte le sue forze in un’unica Internazionale. Ad esempio, è difficile vedere come l’America di Trump e la Russia di Putin possano coesistere in modo duraturo nella stessa Internazionale, quando Trump minaccia di imporre tariffe del 100% sui prodotti dei paesi membri dei BRICS, se questi paesi, compresa la Russia, adotteranno politiche che “depolarizzano” l’economia mondiale e minano la supremazia del dollaro.
D’altra parte, Milei, che si oppone a ogni protezionismo e dovrebbe quindi allinearsi alle posizioni dei Brics, ha già escluso categoricamente l’ingresso dell’Argentina nei Brics, che non condividono affatto le sue politiche libertarie.
Tuttavia, queste difficoltà molto reali nella costruzione di un’Internazionale nera non devono farci credere che la sua creazione sia destinata al fallimento. Perché, anche se divisi, i neofascisti e gli altri estremisti di destra hanno ancora il vento in poppa, si coordinano, vanno all’attacco e minacciano i nostri diritti, le nostre libertà e le nostre vite come non hanno mai fatto in 80 anni. Infatti, come scrivevamo più di due anni fa, nell’agosto del 2022,
dalla fine dell’ultima guerra mondiale la minaccia di un’estrema destra rinvigorita e aggressiva non è stata avvertita così fortemente come oggi, ed è in aumento quasi ovunque. Perché? Ma perché, a differenza di quanto accaduto negli ultimi 6-7 decenni, questa minaccia non proviene più da qualche piccolo gruppo o addirittura da piccoli partiti nostalgici del periodo tra le due guerre, ma da una nuova destra disinibita che governa, o si appresta a governare, anche paesi classificati tra le maggiori potenze mondiali.
Tuttavia, non è il momento della rassegnazione o del disfattismo, perché una buona notizia dopo l’altra dimostra che nulla è ancora perduto e che chi è sul campo continua a lottare, a volte con successo. Ad esempio, la sinistra radicale francese sta contrastando i piani antidemocratici di Macron facendo cadere il governo Barnier. Oppure, soprattutto, il popolo della Corea del Sud e la sua mobilitazione esemplare, che non solo ha interrotto il colpo di stato del presidente reazionario e guerrafondaio, ma è passato al contrattacco. E soprattutto il popolo siriano (in armi) che ha abbattuto il macellaio Assad figlio e il suo regime, uno dei più barbari, sanguinari e reazionari dell’ultimo mezzo secolo.
Più di due anni fa, scrivevamo che “la prospettiva molto reale che Putin possa unire le forze con un Trump II reinstallato alla Casa Bianca tra due anni dovrebbe essere presa molto seriamente dagli antifascisti e dai democratici di tutto il mondo, che devono preparare la loro risposta il più rapidamente possibile. Con o senza internazionale nera, l’estrema destra è ora una minaccia esistenziale per tutti noi”. Purtroppo, sebbene questa previsione, definita da alcuni all’epoca “catastrofista”, si sia avverata, la sinistra internazionale continua a sottovalutare il pericolo e si sta dimostrando incapace di mobilitarsi per affrontare la minaccia neofascista come la sinistra (comunista e socialdemocratica) degli anni Trenta.
Eppure l’appello di Milei, un passo decisivo verso la creazione dell’Internazionale nera, dovrebbe ricordarci che il tempo sta per scadere come mai negli ultimi 80 anni. Vedremo dunque la storia ripetersi e la barbarie fascista trionfare senza che noi reagiamo prima che sia troppo tardi?
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