Il CERN e l’Unione degli Scienziati per il Disarmo di Roberto Fieschi

 

Il CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica, espellerà centinaia di scienziati russi o affiliati alla Russia. L’Organizzazione aveva deciso di tagliare i ponti con Mosca già dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo nel febbraio 2022.  Già alcuni governi occidentali, dopo l’invasione, avevano chiesto ai loro istituti di ricerca di tagliare i ponti con le controparti russe. Alcune altre Istituzioni scientifiche occidentali hanno denunciato la cooperazione scientifica con le istituzioni russe, per esempio

La German Science Organizations e il grande centro di DESY in Hamburg. La misura pone fine a quasi sessant’anni di collaborazione.

A commento di questa decisione, l’Unione degli Scienziati Per Il Disarmo (USPID) ha espresso la sua critica in un documento che è stato inviato al CERN e pubblicato sul sito.

Protesta contro l’espulsione degli scienziati russi dal CERN:

“L’Unione degli Scienziati per il Disarmo (USPID) è profondamente preoccupata per la recente decisione del CERN di porre fine ad ogni collaborazione con le istituzioni accademiche e scientifiche russe e bielorusse.

Tale mossa, che nasce dal perdurante conflitto con la Russia, minaccia i principi fondanti del CERN e lo scopo della stessa convenzione con cui fu fondato 70 annifa. Essi sono basati sull’assunto che lo sforzo per l’avanzamento delle conoscenze fondamentali vada a beneficio di tutta l’Umanità e possa essere promosso da collaborazioni internazionali che superino le divisioni politiche.  …  La decisione contraddice pertanto alle fondamenta l’ideale del sapere come disciplina universale. …

Restringere l’accesso alle risorse scientifiche e alle collaborazioni imbalsama il progresso e manda un messaggio preoccupante circa la vulnerabilità della cooperazione scientifica da parte della politica. …..

Questo appello segue pertanto quello lanciato in marzo da Scienc4Peace che chiedeva al CERN di:

  1. garantire l’accesso di tutti scienziati alle infrastrutture scientifiche indipendentemente dalla loro nazionalità e affiliazione istituzionale.
  2. riadottare politiche di riconoscimento dei contributi scientifici che riflettano il contributo di ogni scienziato al progetto senza discriminazioni.
  3. riprendere il dialogo con le istituzioni scientifiche russe e bielorusse nello spirito di pace internazionale che supporti la libertà di ricerca senza vincoli politici.

In questo momento di altissimo tensione globale è più che mai necessario fare della scienza una bandiera della cooperazione e della pace. L’avanzamento delle conoscenze è infatti un bene per tutta l’umanità …”.

Storicamente, la ricerca fondamentale condotta in centri come il CERN è stata vista come un motore per la pace; l’idea Science4Peace è celebrata da decenni. Interessante, in proposito, un dibattito virtuale organizzato dal Forum Science4Peace insieme alla Natural Scientists Initiative – Responsabilità per la pace e la sostenibilità in Germania e la rivista Wissenschaft und Frieden, Fellow dell’Istituto di Amburgo.

Anche nel passato, durante le due guerre mondiali, si era dato l’ostracismo a letteratura, musica, cinema; ricordo che in Italia erano proibiti anche il Jazz e perfino il Topolino di Waly Disney.

Alla decisone divisiva del CERN preferiamo azioni inclusive come quella del direttore d’orchestra Daniel Barenboim, che ha fondato la West Eastern Divan Orchestra, con lo scopo di favorire il dialogo tra musicisti provenienti da paesi e culture storicamente nemiche; la formazione riunisce giovani musicisti provenienti da IsraeleEgittoGiordaniaSiriaLibanoPalestina.

Ricordo anche iniziative come quella del mio amico Marco Maestro, ebreo, che diversi anni fa ha tenuto un corso di chimica, in Israele, all’Università palestinese.

Sono quindi d’accordo anche con l’iniziative dalla nostra Università (Parma) di istituite borse di studio per studenti palestinesi.

Non solo della scienza dovremmo fare una bandiera della cooperazione e della pace, ma anche della musica, della letteratura, dello sport e della cultura in generale.  È importante tenere aperti i canali di dialogo tra i popoli, che, dopo l’odio, le distruzioni e le vittime, dovranno reimparare a parlarsi.

Queste considerazioni non devono mettere in ombra gli orrori a cui stiamo assistando.

Ricordiamone alcuni.

UCRAINA.   Dall’aggressione della Russia, il conflitto in Ucraina ha causato un milione di vittime, tra morti e feriti, su entrambi i fronti.   A Buča nel marzo 2022 furono massacrati oltre 500 civili ucraini. Milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case e a cercare rifugio nell’UE e nei paesi vicini. La Corte Penale Internazionale ha spiccato il mandato di arresto nei confronti di Vladimir Putin, accusato di aver commesso i crimini di guerra e deportazioni di abitanti dell’Ucraina.

GAZA.    Il l 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele ai confini della striscia di Gaza: un massacro; 900 civili israeliani, circa 300 soldati e 57 membri delle forze dell’ordine sono stati uccise; circa 250 persone, di cui circa 30 bambini, sono state rapite e portate come ostaggi nella Striscia..

Israele ha reagito con la strage di palestinesi e la distruzione delle strutture civili della Striscia: circa 44.000 palestinesi sono stati uccisi e 100.000 feriti, il 70 per cento dei morti sono donne e bambini, secondo le Nazioni Unite; almeno il 60% delle case sono distrutte o pesantemente danneggiate.  Un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani denuncia violazioni del diritto internazionale che potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Per quasi un anno è stato sistematicamente bloccato l’ingresso di cibo e forniture mediche nella Striscia; quasi mezzo milione di persone sono a rischio di morire di fame.

Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato un appello ai governi affinché chiedano a Israele di porre fine all’ostruzione degli aiuti e di garantire un cessate il fuoco immediato

CISGIORDANIA. Più di 700.000 coloni – il 10% di quasi 7 milioni di abitanti di Israele – vivono in 150 insediamenti. Dall’inizio della guerra circa 600 palestinesi (50 bambini) sono stati uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, la maggior parte dalle forze israeliane.

Le Nazioni Unite li hanno condannati attraverso molteplici risoluzioni, in conformità con il parere emesso dalla Corte internazionale di giustizia.

La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro Benjamin Netanyahu e contro l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

La comunità scientifica può offrire un ponte che superi i confini, per favorire la

comprensione reciproca tra gli stati. Non per questo deve tacere di fronte agli orrendi crimini che ogni giorno avvengono sotto i nostri occhi e e alle responsabilità di chi commette stragi e aggressioni.

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