Francia, con il Nuovo Fronte Popolare contro la mortale minaccia fascista di Yorgos Mitralias

 

Francia, con il Nuovo Fronte Popolare contro la mortale minaccia fascista   di Yorgos Mitralias

Quando, subito dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni europee, il presidente francese Macron ha sorpreso tutti decidendo di sciogliere il parlamento e di indire le elezioni politiche per il 30 giugno, era ovvio che aspirasse a ripetere, ancora una volta, il riuscito ricatto grazie al quale aveva vinto le sue due elezioni presidenziali: trovarsi da solo contro Marine Le Pen e il suo partito di estrema destra, costringendo così gli elettori di sinistra a votare per lui in assenza di una loro alternativa. Inoltre, tutto lasciava presagire il successo della sua manovra di ricatto: la sinistra frammentata e i suoi partiti reciprocamente contrapposti non potevano riconciliarsi e allearsi nelle tre settimane che li separavano dal primo turno delle elezioni, e ancor meno nei sei giorni (!) che avrebbero avuto per presentare le loro candidature.

Purtroppo per Macron, le cose sono andate molto diversamente. Sotto la forte pressione esercitata sui leader di questi partiti di sinistra non solo dalla loro base partitica, ma anche da una parte molto ampia della popolazione che si è improvvisamente resa conto che l’estrema destra fascista era letteralmente a un passo dal potere, questi partiti si sono incontrati, hanno discusso e si sono accordati in soli 3-4 giorni non solo per unire le forze in quello che hanno chiamato il Nuovo Fronte Popolare (Nouveau Front Populaire), ma anche per adottare un “programma di rottura” piuttosto audace con le politiche neoliberiste degli ultimi 40 anni.

Per quanto riguarda Macron, la conclusione è quindi chiara e può essere riassunta nel detto… “chi la fa l’aspetti”. E questo perché i suoi amici “di alto rango” in campo economico e altri amici locali e stranieri lo accusano ora di “irresponsabilità” che sta spingendo la Francia “nel caos” e “sull’orlo del collasso”. E perché la popolazione francese lo sta abbandonando definitivamente, lasciando che il campo di battaglia elettorale e non solo sia dominato dall’estrema destra e dalla sinistra unita, senza nessuna delle ben note garanzie “moderate” “di centro-destra” e “di centro-sinistra” che permettono al capitale di governare confondendo le acque del confronto di classe…

Il fatto è che alla disperazione e al panico che hanno prevalso subito dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni europee la sera del 9 giugno, è seguita il giorno dopo la speranza. E due giorni dopo, dall’ottimismo. Questo perché, di ora in ora, la prospettiva che i partiti di sinistra si unissero non solo per bloccare il cammino verso il potere del Rassemblement National-RN di estrema destra, ma anche per assumere il governo del paese vincendo le elezioni, si faceva sempre più forte! Naturalmente, il tempo a disposizione del Nuovo Fronte Popolare per far conoscere il suo messaggio e il suo programma è minimo, neanche due settimane. Tuttavia, tutti, amici e nemici, ammettono ciò che i primi sondaggi cominciano a confermare: il Nuovo Fronte Popolare della sinistra francese unita sta sviluppando una dinamica che lo pone già a breve distanza dal partito di Marine Le Pen. In altre parole, tutto è possibile, anche una vittoria del Nuovo Fronte Popolare, anche se l’estrema destra è ancora la favorita nelle prossime elezioni francesi.

In effetti, è indicativo di questa dinamica che si sta sviluppando in questi giorni nelle viscere della società francese che, come tutto sembra indicare, riesce persino a superare gli scossoni causati al Nuovo Fronte Popolare (NPF) dalle “aberrazioni” di alcuni dei suoi leader.

Come quelle causate dal ben noto autoritarismo ed egoismo di Jean-Luc Mélenchon, il leader storico della sua componente maggiore, il partito “La France Insoumise-LFI”, che ha scelto questo momento cruciale per epurare il suo partito dai membri storici che hanno osato dissentire pubblicamente… da lui. E ciò che è ancora peggio è che Mélenchon lo ha fatto violando doppiamente l’accordo dei partner del NFP, che prevede espressamente che tutti i deputati e i consiglieri uscenti siano ricandidati, mentre chiunque abbia una condanna giudiziaria non può essere suo candidato.

Imponendo la candidatura del suo deputato uscente preferito, Adrien Quatennens, condannato per violenza coniugale, e privando i suoi “sfidanti” deputati uscenti della possibilità di essere rieletti, Mélenchon ha dato ai nemici del Nuovo Fronte Popolare e ai media l’opportunità di denunciare il suo “autoritarismo antidemocratico” proprio nel momento in cui denuncia gli altri di minare la democrazia.

Tuttavia, la pressione rabbiosa della base è stata tale che il deputato uscente “favorito” è stato infine costretto a ritirare la sua candidatura, e i deputati uscenti “sdoganati” si presentano finalmente alle elezioni con il sostegno di tutte le altre componenti del Nuovo Fronte Popolare e di gran parte degli elettori e dei membri degli “Insoumis”…

La conclusione è che la Francia sta vivendo i giorni più critici della sua storia del dopoguerra, poiché è ormai chiaro che al secondo turno delle prossime elezioni, nella stragrande maggioranza delle circoscrizioni elettorali, si affronteranno solo due fazioni: da un lato, l’estrema destra fascista del Rassemblement National di Marine Le Pen, che ha le sue origini nel regime fantoccio dei nazisti di Petain e negli assassini dell’OAS dell’Algeria “francese”. E dall’altro il Nuovo Fronte Popolare che, come suggerisce il nome, si ispira al precedente del Fronte Popolare creato nel 1934 su pressione delle basi dei partiti socialista e comunista contro la minaccia già allora intensa delle bande fasciste.

E che vinse le elezioni nel 1936, per attuare non solo il suo programma, piuttosto timido, ma anche le richieste molto più radicali dei milioni di lavoratori che parteciparono ai più grandi scioperi e occupazioni di fabbriche della storia francese fino al maggio 1968, che portarono alla realizzazione, per la prima volta nella storia del mondo, delle “ferie pagate”, della settimana di 40 ore, dei sussidi di disoccupazione, delle nazionalizzazioni di importanti settori industriali, ecc. che non erano inclusi nel programma del Fronte Popolare.

Quindi, come nel 1936, tutto è possibile oggi nell’esito del conflitto di classe totale che inizia, ma non finisce, con le elezioni del 30 giugno.

Il Nuovo Fronte Popolare, che riunisce nelle sue fila tutte le sfumature della sinistra francese, dall’LFI al Partito Socialista (PS), dai comunisti (PCF) e dagli ecologisti (Les Ecologistes) all’estrema sinistra del Nuovo Partito Anticapitalista (NPA), sta combattendo una battaglia che va oltre i confini della Francia.

Con le sue chiare posizioni programmatiche a fianco dei palestinesi e degli ucraini che lottano per la loro esistenza contro i loro oppressori e assassini, il NFP è di fatto la speranza e l’alternativa per i lavoratori e gli oppressi di tutta l’Europa, sia occidentale che orientale, su cui aleggia sempre più minaccioso lo spettro del razzismo, del fascismo e della guerra.

Non c’è dubbio che la sua lotta è anche la nostra.

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