C’è un solo modo per far cessare la strage, in corso a Gaza e dintorni, che grava sulle coscienze di tutti noi. Occorre una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che imponga il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, l’osservanza del diritto internazionale e che, quando e ove necessario, preveda l’intervento di forze dell’ONU, secondo quanto previsto dalla Carta. Perché ciò possa avvenire, le rivolte in atto in tutto il mondo, di ebrei, musulmani, persone di buona volontà avranno lo scopo di esercitare pressioni, nei confronti di qualunque stato – in primo luogo, gli Stati Uniti che lo hanno fatto ripetutamente – che intenda usare il proprio diritto di veto, in violazione della volontà più volte espressa, a grande maggioranza, dall’Assemblea Generale.
Non è vero che Israele, guidato da Benjamin Netanyahu, non abbia un obiettivo preciso, chiaro, mai contraddetto. È, anzi, l’unico stato ad averlo, in questo frangente di confusione delle coscienze, in cui prevalgono tattiche nazionalistiche di breve raggio. Il suo obiettivo è quello di un unico stato confessionale, imposto con la forza a Gaza e a tutta la Cisgiordania, a scapito di ogni diritto umano e di cittadinanza di Palestina e dei Palestinesi, invece ripetutamente incorporato nella legalità internazionale da più risoluzioni delle Nazioni Unite e del suo stesso Consiglio di Sicurezza. Poco importa agli attuali governanti d’Israele che i loro obiettivi generino ed alimentino sopiti quanto ignobili istinti antisemiti; che, anzi, possono essere asserviti ai propri scopi, confondendo critiche alla politica d’Israele con sacrosanti sensi di colpa che scaturiscono da una tuttora incompiuta autocritica, legata alla storia dell’Olocausto, e di cui i Palestinesi sono diventati le vittime sacrificali. Agli attuali governanti giova anche soffocare, in virtù della guerra in corso, le proteste di massa di cittadini israeliani, in difesa di regole e diritti democratici di un proprio stato, laico e democratico, universalmente riconosciuto.
È diffusa, anche nel nostro paese, la consapevolezza di quanto sta avvenendo, anche se, come troppo spesso avviene di questi tempi, nessuna forza politica è stata capace di rappresentarla. In particolare, il governo italiano – gravato dalla storia antisemita della presidente del consiglio e del partito di maggioranza relativa – è complice della strage in corso, al fianco di altri governi occidentali. Le manifestazioni di massa in continua crescita in Francia, nel Regno Unito, in alcuni paesi arabi, possono essere emulate da persone di buona volontà, fino a trovare riscontro nelle istituzioni che ancora ci appartengono. È sufficiente prestare ascolto ai ripetuti appelli di Papa Francesco, ignorando la propaganda bellica, mediatica ed individuale che, oggi più che mai, tende a soffocare le voci libere e pacifiche. (Il fatto quotidiano, 14.11.2023)
*Presidente della Commissione Esteri del Senato (1994-2001)
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.