La sessione di bilancio, che verrà avviata tra pochi giorni nell’aula del Senato, è la cartina al tornasole di quanto parole e promesse si trasformano nei fatti di stanziamenti coerenti e significativi per le politiche “energia/clima”.
Spiragli non soddisfacenti, ma sicuramente significativi, sono stati aperti a livello mondiale dalle conclusioni di CoP 26, ma su questo avremo tempo e sedi
di riflessione. Oggi dobbiamo subito rilevare la posizione di “Osservatore”, cioè in terza fila, che il Governo italiano si è ritagliato nell’Alleanza dei Paesi che assumono impegni per un alt a nuovi investimenti nel campo dei fossili. E’ davvero sconcertante, dopo che il premier Draghi è stato tra i primi a proclamare
al G20: “Non c’è più tempo”, che ci si defili da quell’impegno, neanche il nostro Paese avesse una forte dipendenza energetica dal carbone, come Cina e India, o si aspettasse significativi apporti da nuovi investimenti oil & gas.
Spetterà anche alla nostra iniziativa fare in modo che l’Italia abbandoni la posizione di “Osservatore” per assumere quella di componente attivo di quella alleanza.
Ma sappiamo tutti, e lo abbiamo proclamato e diffuso per oltre un mese in preparazione del 29 ottobre, che il principale ostacolo è la dirigenza dell’ENI, che non dimostra di volere cambiare rotta, come abbiamo con insistenza richiesto, e che, peggio, sembra diventare il riferimento, letale, delle politiche energetiche e industriali della transizione energetica.
La battaglia per aprire spazi nel dibattito parlamentare sul bilancio, al Senato con Loredana De Petris e Gianni Girotto, alla Camera con Rossella Muroni, si presenta decisamente impervia e penso sia un dovere morale, oltre che politico, il mobilitarsi di nuovo contro la volontà, taciuta, del Governo di non toccare neanche un euro dei finanziamenti pubblici a favore dei fossili, altro che “Osservatori”! Si tratta non solo dei finanziamenti al CCS, sui quali è acceso da tempo lo scontro, ma di quella marea di 19 miliardi destinati ai “Sussidi Ambientalmente Dannosi” (SAD), cioè per le tariffe agevolate per gli impieghi di idrocarburi di cui fruisce un’ampia platea di settori imprenditoriali, a partire dalla PMI. Una marea che riesce a passare quasi sotto silenzio, con la complicità di chi strilla sulla necessaria riduzione delle bollette energetiche fingendo di non sapere che i SAD sono un prelievo, sia pure articolato, dalle tasche dei contribuenti.
Insomma, dobbiamo far sapere queste cose stando in mezzo ai cittadini, soprattutto mentre si decide con legge di spesa più importante dello Stato il destino delle risorse economiche. E far sapere che “un altro mondo è possibile”, che altre scelte si possono e si debbono fare perché davvero “Non c’è più tempo”.
NON BASTANO ARTICOLI, APPELLI, PRESE DI POSIZIONE SUI MEDIA O ALTRE ATTIVITA’ INTELLETTUALI, PERALTRO NECESSARIE. BISOGNA ESSERE IN PIAZZA COME LO SIAMO STATI NELLE SETTIMANE DI OTTOBRE. CON MAGGIOR DETERMINAZIONE E ANCOR PIU’ AMPIA PARTECIPAZIONE.
Buone notizie vengono da Palermo e da Roma, dove i gruppi di studenti e docenti che si sono mobilitati per il 29 ottobre hanno già in agenda seminari, conferenze e, soprattutto, manifestazioni nella città per denunciare lo scandalo del continuare col finanziamento pubblico dei fossili e per ribadire gli obiettivi generali del “2025, linea del Piave climatica”.
Gli altri gruppi attivi negli Atenei come quelli associativi mi comunichino il loro calendario di iniziative, e i luoghi, in modo che possano essere postati su “Almeno il 55%”. E “Italia Libera” continuerà a diffondere e sostenere quel che faremo. Tenendo conto che i giorni “caldi” saranno quelli del passaggio della legge di bilancio alla Camera, nella prima settimana di dicembre, e che la sessione di bilancio si chiuderà prima di Natale.
Una particolare menzione, infine, per l’associazione “Scanziamo le scorie”, che sta celebrando il 18° anniversario della ribellione lucana contro il Decreto Berlusconi sulle scorie radioattive, le due settimane dal 13 al 27 novembre 2003. Da anni ha unito a quella la lotta contro le estrazioni petrolifere dell’ENI in Val d’Agri e i danni ambientali e alla salute prodotti dalle trivelle e dalla gestione dei prodotti di risulta e dei fanghi. Anche loro sono faranno sapere l’evento clou che stanno programmando.
Una battaglia molto difficile abbiamo davanti, e si può ovviamente perderla. Ma la vera sconfitta sarebbe non affrontarla, restando a casa, nei nostri laboratori, nelle nostre sedi associative, paghi del solo comunicare e informare. Necessario ma non basta, bisogna “scendere in piazza” per farsi sentire dai cittadini. Altre scelte vanno fatte, da subito; e sappiamo indicare e abbiamo indicato quali.
Permettetemi come saluto l’antico ma appropriato: “CONTINUONS LE COMBAT”
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