Dopo aver letto l’articolo di Diego Giachetti e Carla Pagliero, Il Covid-19 stana la scuola, pubblicato su questo sito, Giorgio Celano ha inviato questo testo nel quale, attraverso il racconto autobiografico, tratta due temi non affatto secondari: la formazione professionale e gli effetti della crisi-Covid-19 sul personale delle scuole salesiane.
Mi chiamo Giorgio Celano e ho la fortuna di fare il più bel mestiere del mondo: sono un formatore professionale che opera nelle scuole salesiane. Per me alzarmi la mattina e andare a scuola, nella mia aula o laboratorio e parlare ai ragazzi, insegnare loro un mestiere e prepararli ad una vita lavorativa fuori dai banchi, seguendo gli insegnamenti di Don Bosco, è come una “missione”, che cerco di vivere con entusiasmo e riconoscenza. So bene, infatti, che fare il formatore richiede responsabilità e continua preparazione, sia a livello psicologico-personale, per il rapporto che si deve creare con i ragazzi che ci vengono affidati, sia a livello cognitivo, teorico e pratico, per poter trasmettere a chi abbiamo davanti conoscenze approfondite e aggiornate. Fare il formatore è, dal mio punto di vista, un privilegio, ma la strada che mi ha portato ad esserlo è stata in salita e per nulla semplice da affrontare.
Quand’ero studente
Quando ero un ragazzino e frequentavo la scuola media, i miei risultati scolastici non erano del tutto ottimali e qualche insegnante mi aveva caldamente consigliato di non intraprendere un percorso di studi lungo e impegnativo, poiché la mia irrequietezza di adolescente indeciso avrebbe potuto condurmi verso un sicuro fallimento scolastico. La mia scelta scolastica ricadde quindi sull’iscrizione ad un centro di formazione professionale, che dopo un biennio o triennio di frequentazione mi avrebbe dato l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro e di raggiungere velocemente quell’indipendenza economica che sognano diversi ragazzini. Frequentai il corso di meccanico attrezzista all’istituto Rebaudengo di Torino per due anni. Là cominciai ad assaporare ed apprezzare lo spirito salesiano e il carisma di Don Bosco, ma ancora ero ignaro di quanto avrebbe influito quella scelta sul mio futuro. Dopo la qualifica decisi di iscrivermi anche al terzo anno per ottenere la specializzazione di addetto operatore su sistemi e macchine a controllo numerico. Alla fine del percorso di studi mi sentivo pronto per entrare nel mondo del lavoro e lasciare i banchi di scuola.
Lavoratore-studente
Fortunatamente una piccola azienda produttrice di molle industriali mi assunse subito dopo ed iniziai con entusiasmo a lavorare applicando quanto appreso al Rebaudengo. Passarono alcuni anni e io continuavo a svolgere il mio lavoro presso la stessa azienda, ma iniziai anche a pensare che il mio percorso di studi era rimasto incompiuto e che avrei potuto arricchire il mio bagaglio formativo con il conseguimento di un diploma, che avrebbe poi potuto darmi nuove opportunità lavorative. Decisi così di iscrivermi all’I.T.I. Avogadro di Torino per conseguire il diploma di perito meccanico: di giorno lavoravo e la sera frequentavo i corsi serali. Furono anni impegnativi e faticosi, ma la determinazione mi ha permesso di non mollare e la maturità che stavo acquisendo con gli anni mi ha fornito la spinta per raggiungere anche questo traguardo. Il diploma conseguito ha aperto nuove porte sul mio cammino ed è arrivata così l’occasione di iniziare la carriera di formatore professionale presso il CNOS FAP Agnelli. Le difficoltà non sono state poche: un conto era lavorare ad una macchina a controllo numerico, fare la produzione, esaminare pezzi e disegni; insegnare agli altri e prepararli a saper usare un macchinario è tutta un’altra cosa!
La mia prima esperienza lavorativa come formatore è stata una sfida continua, ma molto gratificante e mi ha regalato una crescita personale e professionale enorme.
Formatore
Gli anni passati in oratorio come animatore salesiano mi hanno aiutato a maturare ed esternare quello spirito salesiano che deve contraddistinguere un formatore del Cnos-Fap e il percorso di insegnamento presso l’Agnelli ha rafforzato quel carisma, oltre ad avermi donato esperienza e competenze tecniche nelle mie materie. In seguito, mi sono spostato nella sede di Torino Rebaudengo dove ho avuto l’ulteriore occasione di crescere come persona e come formatore. Il rapporto diretto con i ragazzi mi regala ogni giorno nuove sfide e nuovi stimoli al miglioramento e i nuovi incarichi lavorativi mi stanno consentendo di approfondire e ampliare le mie conoscenze tecniche. Gli investimenti del centro in nuove apparecchiature e in corsi di aggiornamento per noi formatori, ci consentono di avere ed offrire poi ai ragazzi una preparazione all’avanguardia che tiene il passo coi tempi. Il mondo del lavoro oggi, infatti, richiede versatilità nel cogliere i cambiamenti e spirito di innovazione e le collaborazioni con importanti aziende europee, leader nel settore della meccanica industriale, mi stanno offrendo l’opportunità di aumentare competenze e conoscenze per trasmetterle ai ragazzi che incontro ogni giorno nelle aule.
Nella crisi Covid-19
Come detto, la passione non manca, ma al tempo del Covid-19 non è sufficiente. Ci troviamo ad affrontare un periodo di formazione FAD con strumenti che per fortuna utilizzavamo già da anni frutto di continuo aggiornamento e versatilità dei formatori: sperimentazione I Pad da 5 anni; sperimentazione diploma al 4° anno da 4 anni; sperimentazione badge allievi con vari registri elettronici da 5 anni; macchinari di ultima generazione nei nostri laboratori in continua evoluzione. Queste sono solo alcune delle cose che noi abbiamo sperimentato per primi in Italia. Purtroppo, questi sforzi non sono sempre riconosciuti dagli enti finanziatori che in questo periodo non ci hanno agevolato anzi, hanno tagliato i fondi già stanziati, a discapito di un personale che ha fatto i salti mortali per garantire agli allievi la continuità didattica a distanza, inventandosi ogni giorno metodi accattivanti per far seguire i ragazzi durante le lezioni. Ciò ha significato rivoluzionare l’intera metodologia didattica in pochi giorni. Perciò siamo caduti anche noi nel baratro dei fondi sociali in particolare la FIS (Fondo Integrativo Speciale) che ci permette di essere retribuiti in forma ridotta nei momenti in cui non avevamo lezione in FAD.
Ora io mi chiedo come mai i dipendenti della scuola pubblica hanno potuto contare sullo stipendio comunque, mentre noi lavoratori della formazione, impegnati a tempo pieno, “triboliamo” per portare a casa uno stipendio ridotto, pur svolgendo una comune attività didattica e educativa nei confronti delle nuove generazioni. Insomma, tante medaglie e riconoscimenti dalle istituzioni ma poi, all’atto pratico, nulla di più. In questo periodo di crisi indotta dall’epidemia ho potuto constatare quanta difficoltà ci sia nella scuola pubblica nell’utilizzare gli strumenti informatici. Se si unissero le forze ne potrebbero trarre dei benefici tutti, soprattutto i ragazzi il cui bene deve essere il nostro scopo primario.
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