Il libro (1969 L’assemblea operai e studenti. Una storia dell’autunno caldo) di Alberto Pantaloni, pubblicato da Derive Approdi, ha come oggetto la ricostruzione dell’esperienza che prese il nome di Assemblea operai e studenti a Torino, organismo autonomo costruito per coordinare la lotta operaia negli stabilimenti Fiat durante l’anno 1969, evento alquanto dimenticato nelle, poche, commemorazioni “ufficiali” del cinquantennale dell’autunno caldo. Il titolo non tragga in inganno, l’autore è storico di lunga durata e sa che gli eventi si chiamano l’un l’altro nel tempo, non stanno mai da soli. Difatti la ricerca inizia con la contestualizzazione del “caso” Fiat a partire dalla metà degli anni Cinquanta, per risalire al risveglio della lotta operaia negli anni dal 1962 al 1968, con particolare attenzione per le novità presenti nella composizione della classe quali emergono dai fatti di Piazza Statuto del luglio 1962.
Parallelamente si considerano i cambiamenti organizzativi e produttivi introdotti nella fabbrica automobilistica col prevalere dei lavoratori dequalificati, giovani e immigrati dal meridione, rispetto all’operaio di mestiere. In particolare, nello stabilimento di Mirafiori, più che altrove, la «taylorizzazione» del lavoro aveva dato vita ad una nuova composizione di classe, con al centro proprio gli operai comuni, portatori di una carica di rivolta non mediata dalla cultura dei partiti della sinistra e dai sindacati. Ci ricorda, e fa bene, un mondo che non c’è più, ma che è esistito, quello caratterizzato dalla centralità che il settore dell’auto aveva ancora in quegli anni all’interno dello sviluppo capitalistico italiano e a Torino in particolare. Città nella quale si delineò quel processo di ascesa, declino e caduta politica e sociale del movimento operaio: dai fatti di piazza Statuto del 1962 alla sconfitta del 1980, passando per l’Autunno caldo e per le lotte contrattuali del 1973, del ’76 e del ‘79.
Una storia strappata al lavoro salariato
Alberto Pantaloni coltiva la passione per la storia dedicandole, come scrive, “ritagli di tempo strappati al lavoro salariato”: è una fatica che dà ottimi risultati. Nel libro la memoria dei protagonisti è sempre intrecciata con la lettura delle carte d’archivio – che sono abbondanti, sparse in vari “luoghi” deputati alla conservazione – e con uno sguardo attento al dibattito storiografico maturato in proposito. Può così affrontare con cognizione di causa la disamina di quella che è passata alla storia come corrente operaista che nacque proprio a Torino, dall’incontro con un gruppo di giovani sociologi, propensi al lavoro d’inchiesta in fabbrica, e Raniero Panzieri attorno alla rivista “Quaderni Rossi” e poi, per scissione, “Classe operaia”. Esperienze e modalità di lavoro d’inchiesta e di intervento in fabbrica, che confluiranno nell’Assemblea, dopo percorsi divisivi di antica data che non riusciranno alla fine a rimarginarsi, passando attraverso e dentro il movimento studentesco torinese e non solo.
Il sessantotto torinese iniziato prima dell’anno solare, alla fine del 1968 aveva in buona parte esaurito la sua spinta propulsiva; contemporaneamente si manifestava la ripresa della lotta operaia negli stabilimenti Fiat, in particolare a Mirafiori dove emergeva l’importante ruolo svolto dal Partito socialista di unità proletaria (Psiup), costituitosi nel 1964. Il suo ruolo nelle mobilitazioni del 1968-69 non fu marginale, in particolare quello della Federazione torinese. Merito di Alberto Pantaloni è quello di avergli dato la rilevanza che gli spetta, strappando questa formazione politica dall’oblio cui è condannata in ambito storiografico e politico. Similmente ricostruisce con pazienza certosina le caratteristiche e le modalità d’intervento davanti ai cancelli delle fabbriche di piccoli gruppi di avanguardia che anticipano l’arrivo del movimento studentesco il quale, per mesi e mesi discute se e come intervenire in quel settore. Della necessità di collegamento tra lotte studentesche e operaie parlavano anche giovani militanti del Pci che nel 1967-68 avevano partecipato attivamente, a volte con ruoli di primo piano, nelle occupazioni delle facoltà, in particolare al Politecnico dove avevano dato vita a una serie iniziative per favorire una lotta comune sui temi dell’organizzazione del lavoro e della salute in fabbrica. Le risposte che il gruppo dirigente del Pci diede alle problematiche sollevate dai giovani militanti universitari non furono evidentemente soddisfacenti, visto che già nel gennaio 1969 una decina di quadri e militanti avrebbero lasciato il partito per approdare al gruppo de «La Classe», nome della rivista, nata in quei mesi, che aveva come scopo quello di informare delle lotte in corso nei vari reparti degli stabilimenti.
L’Assemblea operai studenti e il suo superamento
L’Assemblea si trovò ad agire in un contesto nuovo, caratterizzato, come sottolinea l’autore, da quattro elementi: il primo era la crisi delle forme di organizzazione e di rappresentanza sindacali e politiche tradizionali; il secondo era costituito dal rifiuto della delega burocratica a sindacati e partiti; il terzo, dalla necessità di gestire in proprio e direttamente le lotte immediate; infine il quarto elemento consisteva nella nascita e nella presenza di forme organizzative nuove, elastiche, fondate sull’idea della verifica, della decisione e del controllo continui di forme e obiettivi delle lotte attraverso le assemblee e le riunioni dei delegati. L’Assemblea appoggiò e condivise richieste di aumenti salariali uguali per tutti, riduzione dell’orario di lavoro, diritto di assemblea in fabbrica, parità normativa con gli impiegati, passaggio automatico di categoria; tutte rivendicazioni che furono riprese nella piattaforma contrattuale dei sindacati nel settembre del 1969. Gli scontri tra manifestanti, abitanti del quartiere e polizia e carabinieri del 3 luglio 1969 in Corso Traiano furono interpretati dagli operai e dai militanti esterni dell’Assemblea come un evento fondamentale, un movimento di massa al quale occorreva dare una risposta organizzativa a livello nazionale. Tale fu lo scopo assegnato al convegno dei comitati e delle avanguardie operaie» del 26-27 luglio al Palasport di Torino al quale parteciparono tutte le esperienze di lotta non controllate dal sindacato nate in quei mesi, più i gruppi dell’estrema sinistra che avevano promosso e sostenuto quelle lotte. Scopo unitario non raggiunto come si verificò con la ripresa della lotta contrattuale del settembre 1969 quando L’Assemblea operai e studenti si presentò divisa al suo interno con la propensione a costruire, come accadrà, due organizzazioni politiche, Lotta Continua e Potere Operaio, e ciò favorì il contestuale recupero di consensi e di forza del sindacato confederale, in procinto di aprire la stagione del sindacato dei consigli.
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