“La più grande minaccia di questo secolo” – il cambiamento climatico, la transizione all’instabilità climatica – si sta delineando con eventi sempre più drammatici: a luglio scorso il National Snow and Ice Data Center (NSIDC) degli Usa ha rilevato un picco terribile e inatteso nella curva che documenta l’andamento della fusione dei ghiacci artici in Groenlandia.
Abbiamo denunciato da gran tempo le conseguenze del cambiamento climatico che si abbatte su uomini e cose con l’intensità degli eventi meteorologici estremi, mentre si estendono le aree desertiche, cresce la siccità, si addensa negli ultimi vent’anni il numero dei massimi di temperatura media della terra. La calotta artica si è spaccata nel 2006 aprendo la caccia senza regole al suo sottosuolo, nel 2017 si è staccato dall’Antartide un “iceberg” più grande della Liguria.
Ci siamo battuti documentando e denunciando la più generale crisi ambientale: la devastazione di uno sviluppo fondato sulla spoliazione e il saccheggio delle risorse naturali, come conseguenza del modo capitalistico di produrre e consumare. Esemplare, il nuovo odioso colonialismo del landgrabbing, che attraverso i meccanismi della mera acquisizione di mercato priva intere popolazioni dei loro diritti, delle loro terre e delle loro acque senza dar loro nemmeno la possibilità di essere ascoltati o addirittura attraverso vere e proprie deportazioni. In America Latina, Asia e Africa sempre più grandi foreste, terre comunitarie, bacini fluviali e interi ecosistemi vengono spogliati e le comunità sfollate.
Il rogo della foresta amazzonica è l’ultimo drammatico esempio, ammantato di un sovranismo in realtà prono agli interessi delle grandi compagnie agrario-alimentari. La diversità biologica viene costantemente ridotta, la grande barriera corallina australiana è a rischio nei suoi 3000 km.
Il respiro degli oceani è soffocato dalla plastica.
Abbiamo proposto in tutti questi anni la battaglia a favore dell’ambiente, contro il global warming e per una generale riconversione ecologica dell’economia e della società, come impegno sociale, culturale e morale. La “Laudato si’” di Papa Bergoglio ha messo in risalto gli aspetti umani e spirituali di questa nuova visione.
I governi di tutto il mondo, colpevolmente lenti nell’applicare il Protocollo di Kyoto (2005), oggi in ritardo nell’attuare gli impegni dell’Accordo di Parigi ratificati nel 2016 da 180 Paesi, devono accelerare la loro azione per fare più efficacemente fronte al cambiamento climatico e mantenere l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 °C.
A pagare lo sconquasso del clima sono soprattutto le popolazioni più povere e vulnerabili, colpite dalle migrazioni interne o dalla fuga disperata dalle loro terre, da fame, sete e malattie endemiche, marginalizzate nei loro territori, spesso nel nome stesso dello sviluppo e dell’innovazione. I rischi dovuti ai disastri ambientali accrescono tensioni e conflitti e nel 2017 hanno causato, da soli, l’esodo di 60 milioni di “rifugiati ambientali”, ma saranno quattro volte tanti nel giro di soli vent’anni.
Non si tratta solo dell’accoglienza e della sicurezza. Occorre “costruire ponti”, capaci di ridurre la distanza tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza, tra l’opulenza e la povertà, come indicato dagli obiettivi globali dell’Agenda 2030 proposta dalle Nazioni Unite.
Occorre modificare i nostri stili di vita e il nostro modo di pensare se vogliamo dare futuro al futuro. Fare di più con meno e trasformare i rifiuti in nuovi prodotti com’è tecnologicamente possibile: “dalla culla alla culla”. Organizzare la società della sufficienza affinché ogni risorsa sia utilizzata senza sprechi e nel modo più appropriato fino all’autogestione. E, da subito, “decarbonizzare” l’economia sostituendo i combustibili fossili con le fonti rinnovabili. Serve, soprattutto, che la cultura della sostenibilità si diffonda nel profondo della società e in tutte le sue attività, in modo che le idee di progresso e di futuro siano fondate sulla continua ricerca del completo equilibrio con i grandi cicli della natura.
Oggi finalmente una voce si leva autorevole per imprimere un’accelerazione agli impegni dei Governi, almeno qui in Europa. La neo-presidentessa della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha proposto al Parlamento europeo a Strasburgo l’obiettivo di riduzione del 50-55% di CO2, il gas serra dominante, entro il 2030 facendo così balzare a quel livello il target della UE. E, conseguentemente, di mantenere “un ruolo di guida della UE nei negoziati internazionali per far crescere il livello di ambizione delle altre principali economie entro il 2021”. Come si è verificato lungo tutto il percorso che ha portato all’Accordo di Parigi.
Il Governo italiano continua a perseguire un atteggiamento vergognosamente caudatario; infatti, mentre il Quadro per il Clima e l’Energia 2030 della UE prevede, fin dal 2014, la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra, ha proposto nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) un obiettivo di solo il 33%. Il PNIEC è stato sottoposto alle osservazioni di tutti i cittadini tramite la Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Noi, le associazioni, i comitati e i gruppi che rappresentiamo, abbiamo fatto pervenire le nostre osservazioni entro il 2 ottobre scorso, secondo quanto previsto dalla procedura di VAS. Riteniamo, però, che debba attuarsi in tutto il Paese la più ampia mobilitazione possibile perché il Piano assuma l’obiettivo di almeno il 55% di riduzione delle emissioni dei gas serra entro il 2030, com’è tecnologicamente possibile. Al di sotto, saremmo come i Paesi di Visegrad nei confronti dell’immigrazione, non a caso le maggiori resistenze alla “decarbonizzazione” provengono da alcuni di loro in nome del miope privilegio degli “interessi nazionali”. E, soprattutto, non saremmo all’altezza della tremenda sfida e delle responsabilità che il cambiamento climatico impone a tutti.
Per favorire questa mobilitazione, per dargli il carattere capillare di confronto con cittadini, organi territoriali elettivi, istituzioni e enti pubblici, organizzazioni del lavoro, luoghi di socializzazione, organi di informazione, proponiamo una legge d’iniziativa popolare che assume per l’Italia l’obiettivo di almeno il 55% di riduzione dei gas serra entro il 2030; indica la carbon tax come mezzo principale per coprire la spesa pubblica finalizzata a quell’obiettivo e promuove la riduzione, già dalla prossima legge di stabilità 2021- 2023, di ogni forma diretta o indiretta di finanziamento ai combustibili fossili e agli Enti e alle Società che li gestiscono, inclusa la “capacità di generazione” di energia da combustibile fossile.
La raccolta di firme per la presentazione della legge può costituire un momento d’informazione e, allo stesso tempo, sollecitare un protagonismo consapevole ed esteso di tutti quale la drammaticità dei tempi richiede.
BATTIAMOCI PER “ALMENO IL 55%”!
Massimo Scalia CIRPS – Daniela Padoan Pres. Forum LAUDATO SI’ – Mario Agostinelli Pres. ENERGIA FELICE – Vanessa Pallucchi Vice Pres. LEGAMBIENTE – Enrico Vicenti Segretario CNI-Unesco – Ermete Realacci Pres. SYMBOLA – Francesco Sinopoli Segr. Gen. FLC – Roberta Cafarotti Dir. Scient. EARTH DAY ITALY – Mariagrazia Midulla Resp. Clima & Energia WWF – Enzo Naso Direttore CIRPS – Virginio Colmegna Forum LAUDATO SI’ – Marialuisa Saviano Pres. IASS – Aurelio Angelini Pres.CNESA2030-Unesco – Gianni Silvestrini Dir. Scient. KYOTO CLUB – Roberta Turi Segr. Gen. FIOM Lombardia – Mario Salomone Segr. Gen. WEEC NETWORK – Simona Sambati CASA DELLA CARITÀ – Sergio Ferraris Dir. “QUALE ENERGIA” – Vittorio Bardi Pres. SÌ ALLE RINNOVABILI, NO AL NUCLEARE – Paola Bolaffio Dir. “GIORNALISTI NELL’ERBA” – Guido Viale FORUM “LAUDATO SI’” – Gianni Mattioli CIRPS – Pasquale Stigliani “SCANZIAMO LE SCORIE”, Scanzano – Serenella Iovino University of North Carolina – Marco Fratoddi Dir. “SAPERE AMBIENTE” – Stefania Divertito, Giornalista – Oreste Magni ECOISTITUTO-VALLE DEL TICINO – Michela Mayer CNESA 2030-Unesco – Enzo Reda MOV. ECOLOGISTA CALABRIA – Monica D’Ambrosio Giornalista – Paolo Bartolomei Commiss. Scient. DECOMMISSIONING – Anna Re Univ. IULM, Milano – Ilaria Romano Giornalista – Gianluca Senatore Univ. LA SAPIENZA-Roma – Giuditta Iantaffi Coord. Doc. GIORN. NELL’ ERBA – Gian Piero Godio PRO NATURA, Vercelli – Linda Maggiori Blogger – Filippo Delogu Segr. CNESA2030-Unesco – Salvatore Alfano MOV. ECOLOGISTA LAZIO – Laura Cima PRIMA LE PERSONE – Silvia Zamboni Giornalista –Umberto Zona Univ. “ROMA TRE” – Giuseppe Farinella Dir. ENERGIA FELICE – Elio Nocerino ENERGIA FELICE – Eliana Rasera MOV. ECOLOGISTA SICILIA – Franco Cancellieri Pres. CEA Messina – Federica Roccisano È TEMPO DI REAGIRE – Corrado Carrubba Avv., già Commiss. ARPA LAZIO – Mario Sommella Pres. PRIMA LE PERSONE – Francesco Borasi, giurista ambientale – Martina De Castro Univ. “ROMA TRE” – Marco Gisotti Dir. “GREEN FACTOR” – Ignazio Lippolis Dir. “VILLAGGIO GLOBALE” – Donato Troiano VAS PARMA
Articolo 1
(Finalità)
- Per il conseguimento dell’obiettivo di almeno il 55% di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 è istituito nello stato di previsione della Presidenza del Consiglio dei Ministri un fondo denominato “Fondo per il contrasto ai cambiamenti climatici”, con una dotazione pari a 2 miliardi di euro per l’anno 2021, a 2 miliardi per l’anno 2022 e 2 miliardi per l’anno 2023.
- Il finanziamento di cui al comma 1 è aggiuntivo rispetto a ogni altro finanziamento del Governo inteso allo stesso fine.
- Per il conseguimento dell’obiettivo di cui al comma 1 il Governo, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione nella gazzetta Ufficiale della presente legge, introduce con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri la carbon tax, in attuazione degli obiettivi di contenimento della temperatura media globale dell’Accordo di Parigi. La quantificazione della riduzione di CO2 derivante dall’introduzione della carbon tax viene inserita negli Intended Contributions Nationally Determined (ICND), quali previsti dalla ratifica dell’Accordo di Parigi (22 aprile 2016).
- Con decreto attuativo da emanare contestualmente all’approvazione della legge di stabilità 2021-2023, il Governo programma la riduzione, fino all’abolizione entro il 2030, di ogni forma diretta o indiretta di finanziamento ai combustibili fossili e agli Enti e alle Società che gestiscono combustibili fossili, inclusa la “capacità di generazione” di energia da ogni combustibile fossile.
- Le risorse rese disponibili dai provvedimenti di cui ai commi 3. e 4. sono devolute al finanziamento del “Fondo” di cui al comma 1.
- Annualmente il Governo presenta al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della presente legge.
Articolo 2.
(Contrasto ai cambiamenti climatici)
- Coerentemente con la drammatica accelerazione dei cambiamenti climatici – segnatamente con i picchi registrati negli ultimi anni nei dati di scioglimento (fusione) e frattura dei ghiacci delle calotte polari; con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 al 2050 proposti per la UE e con l’obiettivo di cui all’articolo 1, il Governo inserisce nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima e nei suoi programmi e impegni di politica estera l’obiettivo di pervenire a un “Trattato mondiale di non proliferazione dei combustibili fossili”.
- Programmi e impegni di cui al comma 1 avranno come interlocutori necessari e prioritari la Commissione UE e il Parlamento della UE.
- Il Presidente del Consiglio e il Ministero degli Affari Esteri, d’intesa con il Ministro dell’economia, istituiscono un’apposita voce dei loro rispettivi bilanci per sostenere le azioni derivanti dai commi 1 e 2 del presente articolo.
Articolo 3.
(Educazione all’ambiente e alla sostenibilità)
- Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca propone, nel rispetto dell’autonomia scolastica, specifiche linee guida per tutti gli ordini e gradi di scuola, ivi compresi i percorsi d’istruzione degli adulti, finalizzate ad affrontare in termini propositivi, e di cambiamento di comportamenti, il tema del cambiamento climatico, in tutti i suoi aspetti – scientifici, economici e socioculturali – e le possibili strategie per la “mitigazione” e l’“adattamento”. Su tale tema istituisce nel suo bilancio, d’intesa col Ministro dell’Economia, un fondo finalizzato a finanziare le attività scolastiche che ad esso si riferiscano, e alla formazione degli insegnanti di qualsiasi disciplina e ordine di scuola. Il MIUR attiva, altresì, un sistema di monitoraggio delle esperienze che consenta di raccogliere dati e osservazioni per il miglioramento dell’efficacia delle linee guida e per successivi eventuali aggiornamenti delle stesse.
- Il Ministero s’impegna a rivedere gli attuali Settori Scientifici Disciplinari e relativi settori concorsuali, per consentire il riconoscimento di campi di ricerca transdisciplinari in cui la ricerca ambientale fa da sfondo a ricerche nel campo delle scienze umane e sociali, sul modello, consolidato a livello internazionale, delle “environmental humanities” e delle ‘sustainability sciences’. D’intesa con il Ministero dell’Economia e Finanze è costituito un apposito fondo per finanziare ricerche transdisciplinari eseguite dalle Università italiane, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, dagli Istituti pubblici e dagli Enti di ricerca preposti.
- Il Ministro per l’Ambiente indirizza, coordina e rafforza: a) la rete nazionale INFEA, da anni impegnata nell’educazione ambientale e alla sostenibilità; b) le azioni congiunte in campo educativo del sistema ARPA/ISPRA per la Protezione dell’Ambiente; c) i progetti delle Organizzazioni che da anni si impegnano nell’educazione dei cittadini in materia di sostenibilità, e in particolare dei cambiamenti climatici, nei loro diversi aspetti, delle loro conseguenze e del come prepararsi e far fronte a queste ultime.
Articolo 4
(Copertura finanziaria)
- Per far fronte agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, valutati in 2 miliardi di euro a decorrere dall’anno 2021, si fa ricorso in tal misura alle risorse rese disponibili dall’attuazione del Decreto di cui al comma 4. dell’articolo 1 della presente legge derivanti dalla riduzione dei finanziamenti diretti o indiretti ai combustibili fossili e alle società che li gestiscono. Allo stesso fine sono destinate le risorse provenienti dall’attuazione della carbon tax, di cui al comma 3. dell’art.1.
- Con decreto del Ministro dell’economia, sentito il Direttore generale dell’Agenzia delle dogane, è disposta l’armonizzazione dell’aliquota dell’accisa sui carburanti di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, in misura tale da costituire in aggiunta alle entrate previste dal comma 1. del presente articolo, e in ogni caso, la dotazione annua prevista per il “Fondo” di cui all’articolo 1.
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