Vita di un comunista tra la guerra civile spagnola e la resistenza antifascista di Diego Giachetti

 

Aldilà degli specialisti, per il senso comune del pubblico, il pensiero e l’azione dei comunisti italiani è costituito attorno al vertice della linea Gramsci-Togliatti-Longo-Berlinguer, secondo un’esplicita scelta fatta dal partito e che ha comportato la messa in ombra, se non proprio la cancellazione dalla storia, di altre personalità e gruppi organizzati. Invece, nella prima metà del novecento, all’elaborazione ideologica e organizzativa della sinistra comunista italiana contribuì un insieme di personalità autonome, indipendenti, alcune delle quali note come nel caso di Amadeo Bordiga, ma che il comune non allineamento alle posizioni staliniste del partito condannò all’isolamento in vita e all’oblio dopo la morte. È il caso di Enrico Russo (1895-1973), comunista e sindacalista napoletano di cui Francesco Giliani traccia la biografia (Cercando la rivoluzione, Roma, Red star press, 2019) intersecandola con gli svolgimenti storici e politici del tempo nei quali egli sviluppò il suo pensiero e la sua azione. La biografia diventa così storia completa e esaustiva di un periodo e, nel caso del nostro autore, la ricostruzione si avvale di una scrupolosa ricerca negli archivi di diversi Paesi: Stati Uniti, Italia, Francia e Belgio che ridà luce e sostanza a una figura importante del movimento operaio completamente dimenticata perché, scrive l’autore, egli ha fatto parte “di una generazione infiammata dalla rivoluzione d’Ottobre. Mai integratosi nell’apparato staliniano e nelle sue menzogne e troppo fedele agli ideali internazionalisti ed egualitari abbracciati nella sua gioventù, ecco il combinato disposto che ha prodotto soltanto il silenzio sulla sua vicenda”.

Militante sindacale e politico

Napoletano d’origine, l’educazione politica di Enrico Russo comincia con la partecipazione al “biennio rosso” in una città operaia in grande trasformazione. Qui incontra il socialismo dove è in corso un vivace dibattito fra vecchi “notabili” e giovani leve operaie, marxiste e rivoluzionarie legate all’allora sinistra del partito socialista che a Napoli aveva come riferimento il circolo Karl Marx e Amadeo Bordiga, le cui idee influenzeranno le scelte politiche di Russo. Partecipa all’attività sindacale e nel 1920 diviene segretario della Fiom. L’ascesa del fascismo mette in difficoltà il movimento operaio, la Camera del Lavoro di Napoli viene assaltata – diventa segretario di essa quando è tenuta in piedi dai soli comunisti, ridotti alla clandestinità – la sezione napoletana del partito comunista alla quale ha aderito nel 1924, è costretta a sciogliersi e a riorganizzarsi. La repressione si fa sentire, per Russo si susseguono i fermi di polizia, con le leggi eccezionali è condannato a 3 anni e 6 mesi di confino ma evita l’arresto e si dà alla latitanza. Emigra prima in Francia e poi in Belgio, in dissenso con la linea del partito aderisce alla frazione di sinistra che fa riferimento a Amadeo Bordiga dalla quale si separa quando si tratta di decidere se partecipare o meno alla resistenza spagnola contro il golpe scatenato dal pronunciamento militare guidato dal generale Franco. Russo parteggia per la minoranza della frazione favorevole alla partecipazione alla guerra civile spagnola, stabilisce contatti con i trotskisti italiani residenti a Parigi. Si reca in Spagna e combatte inquadrato nella Columna Internacional Lenin, del Partito operaio di unificazione marxista (Poum). La sua vicenda si incastra con la storia di decine e decine di rivoluzionari che hanno subordinato la propria esistenza alla lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento. Si incontrano in Spagna per poi riconnettersi anni dopo per ricostruire le organizzazioni sindacali e politiche a Napoli. Alcuni di quelli citati sono poco o per niente conosciuti, altri sono nomi noti dell’antifascismo italiano come Camillo Berneri o Guido Picelli, che nella penisola iberica troveranno la morte.

Segretario della Cgl rossa

Dopo la fine della guerra civile spagnola, Russo è internato in un campo di concentramento in Belgio e, dopo l’invasione tedesca, consegnato alle autorità italiane che lo confinano alle isole Tremiti. Liberato nel 1943 partecipa attivamente alla ricostituzione della Confederazione Generale del Lavoro (Cgl) nel sud dell’Italia, fuori dalla linea di collaborazione di classe avanzata dal Pci. Vicenda quest’ultima già ben descritta e narrata precedentemente dallo stesso autore nel volume Fedeli alla classe. La CGL rossa tra l’occupazione alleata del Sud e la «svolta di Salerno» del 2013. La Cgl tiene la sua assise fondativa nel febbraio del ‘44 con più di duemila lavoratori presenti, vi aderiscono 30 Camere del Lavoro, 23 federazione della terra e 4 sindacati nazionali di categoria, pubblica un giornale, “Battaglie Sindacali”, portavoce di una linea classista. Russo è il segretario finché con la nascita della Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori (Cgil), avvenuta sulla base di un accordo tra comunisti, socialisti e democristiani, la Cgl si scioglie e aderisce alla nuova confederazione, senza Enrico Russo che non accetta alcun incarico propostogli.

 Gli anni dell’oblio

Nella Napoli liberata del 1943 Enrico Russo partecipa al vivace dibattito politico in corso nella sinistra e aderisce nel maggio del ‘44 alla Frazione di sinistra, l’organizzazione politica più radicata tra quelle che si oppongono alla linea di collaborazione di classe del Pci (arriverà a contare 10.000 membri) e strettamente legata alla Cgl. Nel 1945 la Frazione si divide, Russo non accetta di aderire al ricostituito Partito Comunista Internazionalista, né ad altri gruppi di sinistra, entra nel Partito socialista di unità proletaria (Psiup), convinto che in esso ci sia uno spazio maggiore per una politica classista. Contrario però all’unità d’azione coi comunisti, allora proposta dalla maggioranza del partito socialista, aderisce al partito socialdemocratico sorto dalla scissione del 1947, nella convinzione di aver trovato una terza forza né stalinista né socialdemocratica. È una breve illusione, ben presto il nuovo partito entrerà nella maggioranza governativa con la Democrazia cristiana e voterà a favore dell’adesione alla Nato. Il disincanto è profondo. L’ultima esperienza militante che lo vede coinvolto è nella redazione del giornale “Battaglia Socialista” che esce a Napoli tra il ‘53 e il ’55, ma la demoralizzazione permane e lo conduce all’inattivismo.

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