“Le forze politiche che hanno formato la lista di LeU (‘Liberi e Uguali’) non sono riuscite a costruire – come avevano promesso agli elettori – un nuovo partito socialista, di sinistra, pluralista e si stanno presentando in ordine sparso all’appuntamento delle Elezioni Europee. Dove, in presenza di uno sbarramento al 4%, con ogni probabilità, disperderanno i voti e la loro azione risulterà, in ogni caso, pressoché ininfluente. Mentre la necessità di una formazione alla sinistra del PD risulta, anche dopo l’elezione a Segretario di Nicola Zingaretti, quanto mai necessaria. Anche perché il nuovo responsabile del PD, al di là di una maggiore disponibilità alle alleanze e al confronto con le parti sociali, non ha modificato in nulla l’indirizzo economico e politico.
E non sembra manifestare il coraggio che sarebbe necessario per stare al passo con le novità che, a sinistra, stanno accadendo: negli Stati Uniti con il ‘socialista’ Bernie Sanders, in Inghilterra con il labour di Geremy Corbyn e che riguardano anche la sinistra portoghese e spagnola. Per far fronte al capitalismo di mercato e alle politiche liberiste che nella UE stanno imperando. Le conseguenze si vedono e si avvertono: concentrazione della ricchezza in poche mani, aumento di povertà e diseguaglianze, lavoro povero, privato dei diritti e considerato una merce, precarietà diffusa, disoccupazione, messa in discussione dell’universalità nello stato sociale. Conseguenze sfruttate elettoralmente dai populismi e dalle destre che non si occupano di risolvere i problemi, ma campano alimentando le paure e le guerre tra i più poveri e i diversi.
Certo costruire un partito è cosa molto più complessa che formare un’aggregazione elettorale. Per dirla con Giorgio Ruffolo le identità politiche non si improvvisano, ‘sono storia e memoria’, mentre una nuova formazione avrebbe richiesto la elaborazione di un ‘progetto di società come fondamento ideologico del nuovo partito’. Dove il termine ideologico va inteso – come ricorda Norberto Bobbio – nel suo significato originario di ‘interpretazione della storia e di ispirazione ideale ed etica della politica’.
Nel caso della fine poco gloriosa di ‘Liberi e Uguali’ vanno, però, anche denunciate le responsabilità di una classe dirigente mediocre e autoreferenziale. Così Nicola Fratoianni di ‘Sinistra Italiana’ ha formato, per le Europee, una lista con ‘Rifondazione Comunista’, tornando indietro rispetto al percorso politico fatto da Nichi Vendola, prima con SEL e poi, insieme al PD di Bersani, con “Italia Bene Comune”. Però la stessa ‘Sinistra Italiana’, alle regionali del Piemonte, non si sa in base a quale coerenza, si schiera e sostiene il candidato presidente Sergio Chiamparino che ha incentrato sul “Si alla TAV” gran parte della sua campagna elettorale. Dal suo canto il movimento ‘Possibile’ di Pippo Civati, che, nel frattempo, ha eletto una nuova Segretaria, formando una lista con i ‘Verdi’ riesce a non raccogliere le firme necessarie per la presentazione. Infine ‘Articolo-1’ che ha molto puntato, anche partecipando alle primarie, sull’avvento di Zingaretti per liberare il partito da Renzi, prende atto con Roberto Speranza che il PD non vuole fare un accordo politico a sinistra e si ritroverà costretto, per sostenere qualche candidato di area, a votare un simbolo per la metà occupato dalla scritta ‘Siamo europei’ di Carlo Calenda. Una sorta di “dolorosa desistenza”, come la definisce in una recente intervista l’ex ministro Vincenzo Visco.
Ora, di fronte a questo quadro poco esaltante, pieno di opportunismi e convenienze immediate, non c’è da stupirsi se le persone con un orientamento di sinistra, progressista, non si appassionano e vivono con distacco un appuntamento pure importante come il rinnovo del Parlamento Europeo previsto per la fine di maggio. Confesso che per la prima volta ho dei dubbi, non se andare o meno a votare, ma per chi votare. Osserverò con attenzione le candidature, auspicando di trovarne qualcuna degna per idee e valori.”
Alessandria, 11 aprile 2019
(tratto dal sito labour.it)
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