In vista del L’otto Marzo, consiglio fortemente la lettura di “Ragazze nel ’68” pubblicato dalla Enciclopedia delle donne, a cura della Fondazione Badaracco. 19 donne che c’erano hanno raccontato quell’anno -e ciò che storicamente significa- osservando ciascuna la ragazza che era allora con lo sguardo tenero e distaccato ora possibile. La lontananza temporale lascia intatta, anzi esalta, la forza di quell’evento travolgente, ‘rivoluzionario’ che ha profondamente cambiato le loro vite. Lo si dice sovente ma in questo caso è calzante: dagli abiti ai pensieri, dal rapporto con il proprio corpo, la sessualità, alle letture, e ancora: il conflitto, non solo adolescenziale, con la famiglia d’origine, l’assidua frequentazione di ‘compagni’ e ‘compagne’ poiché tutto si faceva in comune, si viveva sempre insieme. L’apertura al mondo: Vietman, Cuba, la Cina erano qui, così come gli Stati Uniti: si gridava Yakee go home e si cantavano le canzoni di Joan Baez.
Ho letto con profonda emozione i brevi, intensi ricordi di queste donne, molte mie amiche, attuali o di allora; con alcune di loro ho condiviso tratti della mia vita, esperienze che questi racconti mi hanno proposto con una lettura intelligente e intrigante. In parte l’ho sentita diversa dalla mia, in parte vi ho trovato quel profondo rispecchiamento che è proprio delle pratiche del femminismo, quando la particolarità del vissuto dell’altra si fa universalità di sentire. Anche senza ‘la grana della voce’, l’ascolto diretto; in questo caso la scrittura adempie perfettamente alla sua funzione rivelatoria.
Queste schegge di autobiografia sono esattamente un documento storico poiché ripropongono la complessità di quegli anni, l’intreccio nella concretezza delle vite dei molti temi esplosi allora con una vitalità e una gioia che ancora risuona nel ricordo.
Liliana Moro, 24 febbraio 2019
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