Guido Picelli nasce a Parma il 9 ottobre 1889 da Leonardo e Maria Melegari e rimane orfano nel marzo 1892. Il padre si risposa con Angela Campanini nel 1894 dalla quale aveva avuto un figlio, Vittorio, e da cui nascerà, nel 1902, Camilla.
La famiglia andrà ad abitare in via Vittorio Emanuele al civico 148, abitazione che sarà di Guido fino al 1921. Apprendista orologiaio, Guido lascia Parma e per diversi anni recita drammi popolari nelle piazze, ma è attratto dal cinema e si stabilisce vicino a Torino, allora capitale della nascente industria cinematografica, per mantenersi Picelli fa l’operaio nei cementifici Riuniti di Casale Monferrato.
Rientrato a Parma nel 1912 apre un negozietto da orologiaio e fonda la Compagnia stabile di Parma in cui lavoreranno Alberto Montacchini ed Alfredo Zerbini.
Allo scoppio della guerra Guido è mobilitato nella Croce Rossa dal 2 luglio 1915 all’aprile del 1918, meritandosi una medaglia di bronzo al Valor militare per il suo coraggio nel soccorrere i feriti sul fronte di Monfalcone (18 agosto-6 settembre 1917).
Trasferito alla scuola militare di Modena per frequentare il corso di aspirante ufficiale di complemento, è nominato sottotenente di complemento il 3 ottobre 1918 e incorporato nel 164° Reggimento Fanteria e assegnato al deposito; sarà smobilitato il 20 settembre 1919 senza partecipare ad operazioni belliche.
Il fratello Vittorio, nominato aiutante di battaglia per meriti di guerra nel 62° Reggimento Fanteria, poi comandante di un reparto di arditi è decorato al valor militare sulla Bainsizza e trasferito a Parma per frequentare un corso da ufficiale ed in tale veste combatte in Francia.
Nel 1919 è fondata a Fontanelle la Lega proletaria fa Mutilati, Invalidi, Reduci, Orfani e vedove di guerra che ben presto si estenderà a Fontanellato, Busseto, Colorno, Zibello, Salsomaggiore, Parma, Borgo San Donnino e Varano Melegari. La nuova organizzazione, legata alla Camera del Lavoro sarà in concorrenza con la locale sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti.
Il 19 ottobre 1919 Picelli è eletto segretario della Lega, quale funzionario sindacale a tempo pieno ed in tale veste partecipa alla campagna elettorale del 1919.
Sempre nello stesso anno Picelli fonderà la Guardia Rossa, in contrapposizione alla Guardia Bianca dell’Unione antibolscevica, mentre nel 1921, fonderà gli Arditi del Popolo. Al Congresso del P.S.I. parmense viene eletto un nuovo gruppo dirigente formato, oltre che Guido Picelli, da Antonio Valeri, Massimo Masetti, Amedeo Azzi, Mauro Bertani e Fernando Santi.
Il 28 giugno 1920 la partenza di un convoglio ferroviario carico di granatieri che si credeva diretto a Valona e non ad Innsbruck provoca una manifestazione che produce il blocco del traffico ferroviario al bivio del Cristo. A seguito dell’attentato al treno Picelli è arrestato il 13 luglio; a seguito di ciò Picelli viene inserito nelle liste del P.S.I. come candidato di protesta e riesce eletto nelle elezioni dell’aprile-maggio 1920 e come deputato è rilasciato dal carcere, ad attenderlo ci sono tre amici fra cui Fernando Santi che lo accompagnano in Oltretorrente dove riceve una festosa accoglienza. In questo periodo firma numerosi articoli sulla necessità di costituire il Fronte Unico proletario, per il momento, limitato ai soli sindacati. Parteciperà al secondo congresso di Pontetaro, durante il primo era in prigione, ma l’esitazione dei sindacalisti anarchici impedirà l’unificazione delle tre Camere del lavoro parmensi come modello per la ricomposizione del movimento sindacale a livello nazionale.
Dal giugno 1921 Picelli opera per la costituzione di una nuova milizia operaia: gli Arditi del Popolo il cui congresso di fondazione si terrà presso la Camera del lavoro riformista di via Imbriani; la formazione degli Arditi non sarà l’unica, ad agosto si costituisce la Legione Arditi Proletari Filippo Corridoni, guidata da Amilcare De Ambris, Vittorio Picelli ed Arduino Pietranera e, nella Val Baganza, Ribello o Ribelle Rosa, altre formazioni armate saranno costituite dalle squadre armate del PCdI, dai combattenti repubblicani di Umberto Pagani e dall’Avanguardia Cattolica o ciclisti bianchi meglio conosciuti come Arditi bianchi, dei quali non si conoscono fonti archivistiche, ma che rispondono ad Ulisse Corazza.
Le forze della legione Filippo Corridoni, secondo le stime del Prefetto, ammontavano a circa 1.000 armati, degli Arditi di Picelli, a tutt’oggi, si sono ricostruite circa 380 biografie; riportiamo i nomi dello stato maggiore come riportati da “Il Piccolo” nell’edizione del 2 maggio 1922: Sicuri Ferruccio, Provini Giuseppe, Bertoli Amleto, Bertoli Otello, Abati Dante, Bezzi Alfredo, Carini Arturo, Gualtiero Podestà, Enrico Maluberti e Arnaldo Antonietti.
Il 31 luglio 1922 l’Alleanza del lavoro proclama per il 1° agosto lo sciopero generale nazionale che non ha l’esito sperato anche se a Parma scioperano i lavoratori delle industrie e parte del pubblico impiego.
La notte del 1° agosto Mussolini invia le sue squadracce alla volta di Parma, dai 10.000 ai 20.000 uomini a seconda delle fonti, fortemente armati con a capo Italo Balbo e con l’ordine di sconfiggere la roccaforte rossa. I fascisti attaccano, ma dopo cinque giorni di scontri se vanno lasciando sul campo 39 morti e 150 feriti sfogando la rabbia distruggendo le cooperative della bassa parmense.
A settembre Balbo cercherà di riprendersi una rivincita su Parma, ma Mussolini lo fermerà facendogli notare che non poteva incorrere in una seconda sconfitta.
La marcia su Roma metterà fine a molte speranze ma non alla voglia di combattere di Picelli, fonderà un’organizzazione segreta I soldati del popolo, subisce attentati, ma non rinuncia a tenere le fila di una resistenza al regime fascista.
Rieletto deputato, nel 1924, come indipendente nelle liste dell’Unità Proletaria compie un atto simbolico issando, il 1° maggio 1924, una bandiera rossa sul palazzo di Montecitorio. Arrestato dalla Questura e poi rilasciato è costantemente sorvegliato dalla polizia e per lui si assolda un sicario per tentare di eliminarlo, tre volte cercheranno di assassinarlo.
È arrestato il 9 novembre 1926, lo stesso giorno in cui la Camera proclama la decadenza dei deputati dell’opposizione, tradotto a Lampedusa il 25 novembre 1926 e trasferito a Lipari nel febbraio 1927.
Liberato dal confino nel novembre del 1931, dopo un breve soggiorno a Parma, si trasferisce a Milano e grazie all’aiuto di Fernando Santi trova un lavoro, di copertura presso la libreria antiquaria di Walter Toscanini. La copertura gli assicura la possibilità di contattare l’organizzazione clandestina che gli favorisce l’espatrio il 23 febbraio 1932.
Giunto a Parigi vi rimane cinque mesi, dopo un ultimo incontro con il fratello Vittorio, è espulso dalla Francia nel luglio 1932 e accompagnato alla frontiera con il Belgio, da lì riparerà, nell’URSS dove giungerà nell’agosto.
Nell’Unione Sovietica insegna Tattica e strategia militare alla Scuola leninista, ma nell’autunno del 1934 è licenziato e reinviato a lavorare nella fabbrica di cuscinetti Kaganovic di Mosca; l’Nkvd indaga su di lui, gli viene rifiutato il passaporto per raggiungere la Spagna; riesce ad ottenerlo grazie all’intervento di Dimitri Manuilski, uno dei più influenti dirigenti del Comintern. Nell’ottobre del 1936 è in Francia diretto in Spagna e dopo un incontro con Vladimir Eisner gli viene affidato il comando del 9° Battaglione delle Brigate Internazionali forte di 500 uomini.
Picelli li addestra a La Roda, ma dopo che il Battaglione Garibaldi, comandato da Randolfo Pacciardi, è decimato a Cerro del Los Angeles il Battaglione Picelli viene inglobato d’autorità nel Garibaldi e Picelli da comandante di battaglione viene declassato a comandante di compagnia.
Il 1° gennaio 1937 comandante del Garibaldi, in sostituzione di Randolfo Pacciardi, conquista il paese di Mirabueno e libera molti chilometri della ‘carrettera’ Madrid-Saragozza; il 5 gennaio 1937 durante la conquista dell’altura di El Matoral Guido Picelli è colpito a morte …
A Guido Picelli vengono tributati tre imponenti funerali di Stato a Madrid, Valencia e Barcellona.
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