1968: la rivolta necessaria. Controstoria dei movimenti giovanili in Italia: quando nascono, come si organizzano, perché sono destinati a svolgere un ruolo decisivo
Prendete migliaia di giovani e concentrateli negli stessi luoghi. Al tempo stesso, a forza di privatizzazioni, di peggioramento delle condizioni lavorative e di tagli alla spesa sociale, private questi giovani di ogni possibilità di identificarsi con una prospettiva futura, condannandoli a un presente che parla di disagio economico e di precarietà. Questa, in effetti, non è altro che una fotografia della condizione studentesca oggi: oltre due milioni di studenti che, tra superiori e università, assistono allo smantellamento dell’istruzione pubblica in un contesto di deprimente erosione di qualunque diritto sociale. Mezzo secolo fa, nel 1968, una situazione per certi versi simile innescò una ribellione senza precedenti, capace di saldarsi con le mobilitazioni operaie nel corso dell’Autunno Caldo e cambiando per sempre, sulla scia di quanto accadeva a livello globale, la società che conosciamo. Ritornando sulla scena di quegli avvenimenti, Nando Simeone scrive una storia inedita dei movimenti studenteschi e giovanili: il 1968, il 1977, ma anche i ragazzi con le magliette a strisce del luglio 1960, i beat e gli hippy dell’area controculturale, i movimenti femministi e, quindi, la Pantera del 1990 e l’Onda Anomala del 2008, senza dimenticare le lotte contro la precarietà in Francia, le primavere arabe o, più indietro nel tempo, i fatti della Comune di Pechino e di piazza Tienanmen. Tutti insieme, questi movimenti, consegnano al presente un patrimonio di teorie e pratiche dell’autorganizzazione, ma anche un tesoro di esperienze potenzialmente capace di saldare ciò che i giovani e gli studenti rappresentano per eccellenza: un blocco sociale degli esclusi che, in vista di un nuovo ’68, avrebbe da perdere soltanto le sue catene. Introduzione di Checchino Antonini.
(Editore: Red Star Press, p. 167, marzo 2018)
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